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Area Marina Protetta

L’area marina protetta di Porto Cesareo è posta nella parte nord occidentale del Salento; si colloca al terzo posto tra le aree marine più grandi d’Italia con i suoi 16.500 ettari circa di superficie. Istituita nel 1997 attraverso decreto ministeriale, è suddivisa in tre zone con differente grado di tutela .

Agli occhi del turista certamente non potranno sfuggire le magnifiche torri che caratterizzano la costiera ionica salentina: si tratta di svariate torri, alcune delle quali a foggia circolare, altre a forma quadrangolare ed altre ancora a base tronco-piramidale. Le torri sono sorte intorno al 1500 per difendere la costa dai continui attacchi dei Turchi e dei Pirati. Tre di queste bellissime torri sono conosciute come “le Torri di Porto Cesareo” e sono: Torre Cesarea, Torre Lapillo e Torre Chianca.

In località Torre Chianca, a soli 4 metri e mezzo di profondità e ad 80 metri di distanza dalla costa, giacciono, adagiate sul fondo sabbioso, 5 colonne monolitiche del II secolo d.C: un vero e proprio sito archeologico sommerso. Qui affondò un’imbarcazione proveniente dall’isola greca di Eubea, nell’Egeo, il cui carico era costituito da manufatti di vario genere e da cinque enormi colonne di marmo cipollino. La lavorazione delle colonne era ancora allo stato grezzo e le scanalature, solo abbozzate, oggi sono ricoperte da organismi incrostanti: per lo più alghe verdi e qualche spugna. Quello delle Colonne Greco-Romane è un itinerario che unisce l’attrattività degli ambienti sommersi all’interesse storico e nei giorni in cui il mare è particolarmente calmo e l’acqua trasparente le colonne sono visibili anche dalla superficie, semplicemente transitandovi sopra con un’imbarcazione.

Sotto il pelo dell’acqua di Porto Cesareo, grandi sassi lisci ed ordinati formano un vero e proprio tracciato che unisce l’Isola dei Conigli con la terra ferma. Ad osservare dall’alto sembra non esserci alcun dubbio sull’intervento umano in quella strana geografia del fondo marino, troppo allineati, troppo precisi. Si sprecano difatti le ipotesi e le leggende popolari, come quella diffusa tra i pescatori della zona che narra si tratti della “stradina del sale” utilizzata per portare il prezioso carico dalla Penisola della Strea all’Isola dei Conigli. In realtà, questa volta non si tratta della mano dell’uomo ma di un fenomeno naturale che trova risposta nella roccia calcarea di questo territorio. Le piattaforme calcaree quando si trovano in ambiente emerso si spaccano in più parti, una volta sotto il livello del mare assumono un fascino misterioso.